Scuola in ospedale e in famiglia non solo DAD.

La “Scuola in Ospedale” assicura, alle alunne e agli alunni, di qualsiasi età, ricoverati in strutture ospedaliere, il diritto a conoscere e ad apprendere in ospedale, nonostante la malattia.

Fine delle attività svolte con i degenti in età scolare, che si trovano ricoverati in ospedale, è aiutarli a avviare un percorso conoscitivo, emozionale-relazionale e didattico che consenta di conservare le relazioni con la propria classe e, più in generale, con quel sistema formativo che assicura la scuola.

La Carta dei “Diritti e bisogni educativi di bambini e adolescenti malati” è stata voluta da HOPE e promulgata dalla Assemblea Generale di HOPE, a Barcellona, il 20 Maggio 2000 (emendata, poi, dall’Assemblea Generale di HOPE, a Vienna, il 13 Maggio 2016).

La carta prevede i seguenti articoli:

  1. Ogni bambino o adolescente malato ha diritto a ricevere una educazione, sia a casa che in ospedale, anche quando viene curato in un paese diverso dal proprio.
  2. Lo scopo di questa attività è quello di far proseguire a bambini ed adolescenti il proprio percorso formativo, consentendo loro di continuare a vivere il proprio ruolo di studenti.
  3. La scuola in ospedale, creando una comunità di bambini ed adolescenti, favorisce la normalità nella vita quotidiana. L’educazione ospedaliera può svolgersi in gruppi classe, come insegnamento individualizzato e/o direttamente in camera di degenza.
  4. L’insegnamento domiciliare e quello svolto in ospedale devono adattarsi ai bisogni ed alle capacità di ogni bambino o adolescente e verranno svolti in collaborazione con la scuola di appartenenza.
  5. L’ambiente di apprendimento deve essere adattato ai bisogni di bambini ed adolescenti malati. Le tecnologie della informazione e della comunicazione potranno essere usate anche per prevenire forme di isolamento.
  6. Le attività didattiche faranno uso di una pluralità di risorse e metodi. I contenuti del curricolo formativo tradizionale potranno essere ampliati con aspetti relativi a particolari bisogni che derivano dall’ospedalizzazione o dalla malattia.
  7. Gli insegnanti che operano in ospedale ed in assistenza domiciliare devono essere pienamente qualificati per questo lavoro e avere accesso ad ulteriori percorsi di formazione in servizio.
  8. Gli insegnanti di bambini ed adolescenti malati sono a pieno titolo membri dell’équipe multidisciplinare di cura e fungono da collegamento tra il bambino o adolescente malato e la sua scuola di appartenenza.
  9. I genitori devono essere informati del diritto all’istruzione scolastica e delle opportunità educative per il proprio bambino o adolescente malato. Essi saranno considerati partner responsabili ed attivi di questi progetti.
  10. L’integrità personale di ogni bambino o adolescente dovrà sempre essere rispettata. Particolare attenzione verrà posta alla tutela delle informazioni mediche e al rispetto di ogni forma di credenza personale.

servizio di istruzione domiciliare

L’Istruzione Domiciliare, meglio nota con l’acronimo di ID, nasce per garantire il diritto ma anche il dovere all’apprendimento, ma congiuntamente anche per prevenire le problematicità degli allievi colpiti da gravi patologie mediche oche sono impossibilitati a frequentare l’istituzione scolastiche per gravissimi motivi di salute. Il servizio è garantito agli alunni che, impediti temporaneamente da malattia, non sono nelle condizioni di frequentare la scuola per un numero di giorni superiori a 30. Ad attivare la richiesta può essere solo la famiglia.

Se volessimo, ulteriormente, far leva sugli strumenti giuridici a disposizione della scuola, un importante documento è il “Vademecum sul Servizio di Istruzione Domiciliare” del 2003, stilato al termine del “1° Seminario Nazionale sul servizio di istruzione domiciliare” voluto dal Ministero dell’Istruzione e tenutosi a Viareggio.

Il “vademecum:

  • delinea i passaggi necessari alla attivazione del servizio educativo domiciliare;
  • raccomanda la scelta di metodologie didattiche capaci di coniugare buoni risultati disciplinari con un’attenzione agli aspetti legati alla qualità della vita dell’alunno, anche valorizzando la comunicazione attraverso diversi linguaggi e la progettualità interdisciplinare;
  • consiglia l’impiego di modelli didattici che permettano all’alunno malato di agire sul piano culturale, facendolo sentire coinvolto in prima persona nella creazione di prodotti concreti;
  • indica l’opportunità di utilizzare metodologie didattiche in grado di superare la situazione di solitudine e il dualismo alunno-insegnante, coinvolgendo la classe di appartenenza del bambino malato, sia con incontri e visite dirette, sia con l’ausilio di tecnologie per la comunicazione e per la didattica a distanza.

Dal punto di vista valutativo si raccomanda l’impiego di un portfolio delle competenze, anche se poi si raccomanda che questo venga redatto ed aggiornato dagli insegnanti”.

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