In tanti oramai spingono affinché a settembre la scuola possa riprendere, ma questo significa farlo nella più assoluta sicurezza preservando in un sol colpo studenti, insegnanti e didattica.
Se il distanziamento sociale ci dovrà accompagnare per molti mesi ancora, bisogna studiare un modello che ci permetta di rientrare a scuola “in presenza” facendo in modo che questa condizione sia la regola.
Ecco allora che la soluzione di una forma mista di didattica è quella che meglio soddisfa questa condizione, permettendo agli studenti e ai docenti di andare a scuola senza particolari patemi d’animo, garantendo la salvaguardia degli apprendimenti, costruendo un modello di didattica blended che non può fare a meno del digitale.
Per prima cosa ogni docente e ogni studente dovrebbe essere dotato di un device con connessione alla rete e con giga illimitati. Nello specifico, il Ministero dovrebbe stipulare appositi contratti con le compagnie di telecomunicazione per fornire tale servizio garantendo la miglior connessione possibile in base al luogo di residenza degli studenti e degli insegnanti.
Come seconda cosa ci si dovrebbe dotare di una piattaforma unica per la gestione della didattica.
Le classi andrebbero tutte sdoppiate e la frequenza avverrebbe in modo alternato fra i due gruppi: il gruppo A segue la lezione in presenza, mentre il gruppo B la segue a casa. I gruppi, per ragioni legate all’inclusione e allo sviluppo delle competenze emotive e sociali, dovrebbero sempre ruotare per permettere a tutti gli studenti di incontrarsi in presenza. In classe andrebbero poste due webcam, una sull’insegnante e una sulla classe, in modo che chi sta a casa possa avere la percezione di far parte del gruppo classe. Chi è a scuola invece potrà vedere i compagni a casa dal proprio device sul banco o dalla LIM nei momenti in cui non è utilizzata.
di Carlo Murru
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