Il MIUR lavora per una propria piattaforma per la didattica a distanza

Una piattaforma ministeriale unica  che superi la dipendenza da soggetti commerciali, che abbia anche un’impronta pedagogica.

La Dad e la presenza di più Piattaforme. Una soluzione emergenziale

Il carattere emergenziale, però alla fine ha prodotto risultati vari: ci sono stati istituti che hanno lasciato ad ogni insegnante la possibilità di scegliere la piattaforma tra quelle proposte dal Miur nel suo portale e non solo; altre scuole, invece hanno imposto una piattaforma. Molti docenti hanno deciso di avvalersi ad esempio di Zoom soprattutto per le lezioni online.

Finita l’emergenza occorre però pensare ad una soluzione interna che dia maggiori garanzie sul versante della privacy e azzeri la possibilità di vantaggi competitivi dell’uso dei dati necessari per una eventuale profilazione e fidelizzazione degli utenti.

Va riconosciuto ai grandi colossi l’impegno di trattare i dati personali (Privacy policy), applicando in modo stringente le indicazioni del GDPR (Regolamento europeo per il trattamento dei dati personali) che in Italia ha come suo riferimento il decreto applicativo 101/18. Questo impegno esclude la raccolta e l’associazione dei dati personali a fini pubblicitari. Rimane però la loro natura commerciale e finanziaria che li potrebbe esporre in futuro a sottili deviazioni (!).

Ecco spiegati i motivi che dovrebbero indurre il MI ad accelerare la nascita di una piattaforma progettata, elaborata da soggetti pubblici che garantisca quindi in modo ancora più stringente la privacy degli utenti, moltissimi dei quali sono minori e nello tempo azzeri il rischio, sempre potenzialmente presente nei soggetti commerciali di profilazione e fidelizzazione. A questi elementi aggiungo che la piattaforma ministeriale deve avere caratteristiche inclusive e quindi pedagogiche. In altri termini offrire anche soluzioni software adeguate a tutti, riducendo quindi i rilievi fatti alla Dad di essere stata poco inclusiva. Questo è dipeso dal trasferimento della modalità della lezione nel virtuale, ma anche dalla scarsa disponibilità interna alle piattaforme utilizzate di applicazioni o programmi finalizzati a realizzare una scuola realmente inclusiva.

Tratto da OrizzonteScuola.it

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