Come i docenti possono aiutare i maturandi

L’appuntamento con gli esami di stato dovrebbe riguardare non solo gli studenti, ma dovrebbe vedere in prima linea i docenti, i coordinatori di classe, i docenti mentori degli studenti dei professionali, i tutor dell’alternanza scuola lavoro, gli interi consigli di classe coinvolti in un lavoro di proposte, di consigli per supportare ed accompagnare professionalmente e a livello interdisciplinare i loro studenti al traguardo.

Nonostante uno dei requisiti imprescindibili dell’elaborato multidisciplinare da esporre agli esami di Stato sia l’originalità (leggi: personalizzazione delle idee esposte), la tentazione di tanti studenti di inserirvi allegramente intere parti copiate da internet è sempre molto alta. Sanno che i docenti potrebbero accorgersene facilmente, ma un errore sistematico chiamato bias ottimistico fa pensare loro che la faranno franca e che il problema riguarderà semmai gli altri.

Gli esami di stato dovrebbe essere un appuntamento serio e qualificante prima per i docenti e poi per i loro studenti.

Le prove per gli esami di stato dovrebbero fare a meno, come abbiamo sperimentato in questo due anni di pandemia, delle prove scritte definite dal Ministero e dovrebbero essere proposte dalla Commissione per dare maggiore dignità anche al documento del 15 maggio che rappresenta il vero curricolo della scuola e dello studente, non essendoci più i programmi ministeriali come ci ha ricordato, quasi urlandolo, lo stesso Ministro Bianchi.

Lo studente lasciato solo e non guidato per questo appuntamento così importante per la propria, spesso conclusiva, esperienza da studente, cerca soluzioni per vie brevi o da “furbetti” rivolgendosi ai social e alla rete, che sono fonti importanti della conoscenza nel mondo attuale, ma che necessitano un processo di metacognizione e di autoriflessione con i propri coetanei e con i propri docenti durante tutto l’ultimo anno del corso di studi.

I compiti dei Dirigenti scolastici

E sarebbe opportuno che i Dirigenti scolastici, che presiedono il 90% delle commissioni degli esami di stato, oltre a prendere atto dei limiti, delle criticità e della irrilevanza di questo appuntamento poi pongano nel Piani di Miglioramento delle loro scuole e negli Atti di indirizzo per l’elaborazione del Piano Triennale dell’offerta formativa l’obiettivo di migliorare e rendere significativo questo appuntamento con la cultura.

Gli studenti trovano subito un surrogato ai docenti spesso anche su loro stesso suggerimento come confessato dal 43% degli studenti. Il 75% dei ragazzi, inoltre, ammette di aver copiato del tutto o in parte il contenuto presentato alla commissione.

Anche la novità importante introdotta quest’anno con il ruolo assegnato al consiglio di classe e ad un docente tutor che entro il 30 aprile avrebbero dovuto assegnare la traccia per la predisposizione dell’elaborato agli studenti è stata accolta da molti come un fardello burocratico e non come occasione per rilanciare il ruolo dei docenti nel percorso di preparazione degli studenti all’appuntamento con gli esami di stato.

Elaborato esami di stato come una tesi di laurea?

I limiti temporali, le difficoltà organizzative dovute al covid hanno impedito che la proposta, che in parte il Ministro ha mutuato dalla sua esperienza accademica nell’impostazione e accompagnamento dello studente per l’appuntamento con la tesi di laurea, potesse avere il successo meritato, ma è opportuno che si rifletta meglio e di più su questa proposta come occasione per un approccio plurale agli esami di stato.

In questo primo anno dobbiamo registrare, purtroppo, che solo il 20% dichiara di aver concordato i contenuti dell’elaborato con il professore tutor, mentre il 33% degli studenti lo ha definito personalmente ed isolatamente, ed il 47% lo ha subito su indicazione pervenuta dai docenti senza un adeguato confronto.

Che il ruolo svolto dai docenti designati per l’attività di accompagnamento agli esami sia stato poco efficace lo dimostrano anche i sondaggi degli studenti sui social: solo il 16% degli studenti si ritiene soddisfatto del supporto avuto dal proprio tutor, mentre il 28% sostiene che il tutor avrebbe dovuto fare di più ed il 40% conferma di averlo sentito poco o nulla e addirittura il 16% non sa chi sia.

Esami di stato come punto di partenza e non di arrivo

Dopo due anni di pandemia con aule vuote, soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado, tutti ci auguriamo che il prossimo anno scolastico si possa tornare a vivere da protagonisti nelle nostre Istituzioni scolastiche e sarebbe opportuno e auspicabile pensare agli esami di stato non come ultimo e “stanco passo” da adempiere senza entusiasmo, ma come punto di partenza per definire i benchmark ai quali tendere e costruire un curricolo che rispetti le Indicazioni nazionali, il Piano dell’Offerta Formativa, il Piano di Miglioramento, ma soprattutto il progetto di vita delle studentesse e degli studenti.

Sarebbe una bella sfida capace di rimotivare studenti e docenti e auguri per un meritato riposo estivo che aiuti a rimodulare il nostro “fare scuola”.

Tratto da TecnicadellaScuola.it

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