
Ritorno alla didattica in presenza; la disponibilità di spazi più ampi all’interno e all’esterno degli edifici; ambienti di apprendimento innovativi; la riduzione del numero di alunni per classe; il mantenimento delle riunioni collegiali da remoto; l’ottimizzazione dei tempi della scuola; una maggiore attenzione alle attività amministrative e gestionali. E stop alla lezione frontale. Sono alcuni dei punti messi in risalto dall’indagine “La scuola che verrà’”, promossa nel 2020 dall’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr in collaborazione con l’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis) e la rete “Piccole Scuole” dell’Indire.
Sul fronte delle metodologie didattiche si indicano alcune innovazioni attese come l’abbandono della lezione frontale; il lavoro per piccoli gruppi; il ricorso a didattiche attive, esperienziali (laboratoriali, artistiche, musicali, apprendimento cooperativo, peer tutoring, attività all’aperto, educazione fisica); l’integrazione delle tecnologie digitali nella didattica ordinaria; la ricerca di nuove relazioni tra le discipline e le aree di insegnamento.
Per quanto concerne le pratiche valutative, docenti e Dirigenti Scolastici sono d’accordo nel chiedere il superamento della valutazione sommativa e il ricorso a pratiche capaci di accrescere l’autostima e il senso di autoefficacia degli alunni.
Tratto da OrizzonteScuola.it